Lo spettacolo di Tableaux Vivants nasce da un lavoro di diversi anni sulla privazione di ciò che in scena è attoriale.
Nei nostri lavori tutte le mansioni utili alla messa in scena sono sempre a vista e per questo siamo attrezzisti, modelli, scenografi e attori.
Ogni performance è per noi una tappa verifica della ricerca permanente che portiamo avanti e che ci consente di sperimentarci in contesti sempre nuovi e ricchi di stimolo. Dal teatro alla strada, dal museo ai centri educativi, cerchiamo di portare i nostri lavori ovunque e accogliamo con interesse la risposta del pubblico che può arrestarsi dove più lo desidera per cogliere ciò che più gli interessa: diversi sono i livelli di lettura e tutti legittimi; noi ci limitiamo a suggerire.
Opere pittoriche e Musica classica sono le direttrici che seguiamo nel lavoro sui tableaux vivants: ogni nuova performance nasce da una lunga fase di ascolto, osservazione, selezione e di studio che procede fino a quando non si raggiunge la combinazione ottimale tra musica ed opere.
La musica è centrale in questo lavoro: è il nostro testo, la guida che ci indica cosa fare in ogni preciso momento.
Ogni performance di tableaux vivants è un lavoro che noi “montiamo” come una catena di montaggio in cui ogni cosa che facciamo è necessaria. È un continuo esercizio di memoria meccanica in cui gesto dopo gesto, vestizione dopo vestizione, svestizione dopo svestizione, ogni azione si fissa sul momento musicale, come in una coreografia.
Arrivare alla costruzione del quadro non è il fine; ciò che viene ricercata è una modalità di lavoro in cui il corpo è semplice strumento, un mezzo alla pari di una stoffa o di un cesto. Il singolo attore in scena compie azioni sonore, azioni inserite in una partitura musicale in cui ogni gesto è in funzione di una meccanica, di un ingranaggio in cui ciò che viene eseguito è strettamente necessario.
Nulla è lasciato al caso così come nulla è superfluo. La dinamica della costruzione trova il suo equilibrio nella sospensione musicale di uno stop, nel fermo immagine di un’azione in divenire che costringe il corpo ad una tensione muscolare viva e pulsante.
La regia interna è, dunque, l’unico atto artistico possibile per il nostro lavoro sui tableaux vivants.
Pasolini con il mediometraggio “La Ricotta” tratto da Ro.GO.Pa.G. è stato, anche per noi, grande maestro.
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