Sono successe molte cose nel tempo che intercorre tra i due album, Gorilla Manor, acclamato dalla critica e considerato Best New Music Debut Album e Hummingbird.
Tra recensioni entusiastiche e spettacoli televisivi, Gorilla Manor ha lanciato la band sulla scena mondiale, li ha visti headliner in tutta l’America e in Europa, supporter di band come Arcade Fire e The National, ospiti dei maggiori festival di tutto il mondo, con più di 100.000 copie vendute solo negli Stati Uniti.
Al termine di questa esperienza on the road, la band si è rifugiata in uno studio allestito in un bungalow abbandonato a Silverlake, dando loro la massima libertà nel provare e sperimentare. Quest’esperienza in ultima analisi li ha condotti verso nuove sperimentazioni, sia strumentali che sonore, presentando una tavolozza musicale più ampia, e sfidandoli a crescere.
La band afferma che Hummingbird è nato in un contesto emotivo intrappolato tra due poli opposti. Nei due anni seguenti l’uscita di Gorilla Manor, la band ha visto un susseguirsi di alti e bassi mai vissuto prima; mentre i loro sogni musicali si realizzavano, i rapporto personali vacillavano.
Le canzoni di Hummingbird incarnano questa specie di dicotomia – sono fragili e potenti, ricchi e semplici, carichi di tensione e sicuri di sé.
Quando arrivò il momento decisivo di incidere queste canzoni i Local Natives, dopo aver iniziato la produzione a Montreal, si trasferirono a Brooklyn, arruolando come co-producer Aaron Dessner (The National), conosciuto durante il tour. E’ la prima volta che incidono fuori della loro California, e proprio questo trasferimento è la fisica manifestazione della loro voglia di lavorare oltre quello che sentono familiare. In effetti Hummingbird è stato proprio quello che ci voleva.
Il brillante brano di apertura You & I è il biglietto da visita dell’album, batterie sintetiche, caldi organi e chitarre surfy, e la firma della band con altissime armonizzazioni. Heavy Feet si sposa bene con battiti di mani e pochi accordi con uno sferzante rullante, ed uno dei più notevoli ritornelli dell’album, mentre Ceilings suona come una canzone dei Fleetwood Mac con basso mixato. Colombia, che è stata scritta in onore della madre di un membro della band, scomparsa improvvisamente lo scorso anno, è la canzone strappalacrime dell’album, una lettera d’amore di un figlio ad un genitore che si sviluppa in una splendida complessità orchestrale attorno un semplice e lamentoso coro.
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